Biancani: “Altri medici se ne vanno, il carico di lavoro sul personale è troppo, la situazione è sempre più grave. Le nuove assunzioni vanno concentrate sull’Unità di Pesaro”.

09.12.2022


"A rischio i servizi, a luglio c'erano 12 psichiatri su 17, a gennaio potrebbero essere in 6".

"Le associazioni e le famiglie mi stanno evidenziando grosse criticità nel Dipartimento di Salute Mentale di Pesaro - segnala Biancani, Vicepresidente del Consiglio regionale -. Già a luglio avevo lanciato l'allarme e presentato un'interrogazione ma, nonostante le rassicurazioni avute e il concorso per assumere, la situazione è peggiorata e rischia di farlo ancora a gennaio, con altri medici che potrebbero andarsene se i vincitori del concorso saranno assegnati altrove o non saranno tutti assegnati nell'unità di Pesaro.

Da tempo l'Unità Operativa Complessa del Dipartimento di salute mentale di Pesaro sta perdendo personale a causa dei pensionamenti, del godimento di ferie arretrate in prossimità del pensionamento, di malattie, e soprattutto di trasferimenti e dimissioni.

In particolare le dimissioni, per andare a lavorare in altre regioni o nel privato, sono sempre più frequenti, per via del contesto lavorativo estremamente logorante dal punto di vista psicofisico, soprattutto alla luce della carenza di organico.

Sono già state chiuse le sedi distaccate nei Comuni di Pergola, Fossombrone, Mondolfo e Vallefoglia, togliendo un servizio all'entroterra, e sono a rischio sia l'apertura stabile del reperto di psichiatria, sia la copertura del resto dei servizi.

Molte famiglie stanno faticando ad avere le prime visite, fondamentali per la presa in carico e l'avvio dei programmi terapeutici individualizzati. Per non parlare della difficoltà che gli operatori delle comunità residenziali incontrano nella gestione degli ospiti, quando manca un monitoraggio qualificato esperto da parte dello psichiatra.

Il distretto di Pesaro serve un bacino di 280.000 persone. In una situazione ottimale dovrebbe contare su 28 psichiatri. Per far funzionare le cose, tuttavia, basterebbe un minimo di 17 psichiatri, quanti erano fino al 2019. Ad oggi, però, gli psichiatri sono appena 11, con uno a tempo determinato che finirà a gennaio ed uno che ha ottenuto il trasferimento in Emilia-Romagna.

A Gennaio saranno quindi 8 i medici a disposizione, con almeno altri due che hanno già evidenziato la volontà di andare via, partecipando a concorsi in altre regioni, viste le condizioni di lavoro troppo gravose; si arriverebbe così ad appena 6 psichiatri.

Senza rinforzi, aumenta sempre di più il carico di lavoro sul personale, in un settore in cui lo stress e il rischio di burnout sono elevatissimi. Un fatto che sta spingendo i medici a licenziarsi per andare a lavorare nel privato o nel pubblico di altre regioni, dove la carenza di personale non è così drammatica. Essendo in pochi, infatti, oltre a non coprire i servizi, si rischia anche di non seguire adeguatamente i pazienti, che avrebbero bisogno di attenzione costante e di figure di riferimento stabili, e che potrebbero avere dei peggioramenti. Peggioramenti di cui poi risponde il medico stesso.

Anche grazie alle sollecitazioni fatte nei mesi scorsi in Consiglio Regionale, è stato lanciato un concorso a cui hanno partecipato 5 medici disponibili a lavorare al servizio di Pesaro ma, da quanto mi è stato riferito da alcuni operatori, la Regione sembra non volerli assegnare tutti al servizio di Pesaro, nonostante la gravissima carenza di personale.

Ľassurdo è che in altri territori, dove la situazione è sicuramente migliore, come ad esempio a Urbino, dove a fronte di 80.000 cittadini, servirebbero 8 psichiatri e sono 7, mentre a Pesaro, con 280 000 residenti, a fine anno ne rimarranno 8 su 28.

A gennaio, l'Unità di Pesaro rischia di rimanere con 8 medici, di cui alcuni in procinto di andarsene portandoli a 6, rischiando di dover chiudere ulteriori servizi come i Centri di Salute Mentale e mettendo a rischio persino il reparto di psichiatrica che, da solo, richiede almeno 5 psichiatri.

Assegnare tutti i nuovi medici del concorso sarebbe un primo segnale di attenzione a questo servizio e alle famiglie che vi fanno riferimento, e potrebbe anche convincere i professionisti, che oggi pensando di andare via, a restare, migliorando le condizioni di lavoro di tutti.

La mancanza di psichiatri mette sempre più a rischio i numerosi servizi che devono coprire. Gli psichiatri dell'ASUR, infatti, oltre ad occuparsi dei reparti di psichiatria degli ospedali, gestendo le urgenze, i ricoveri volontari e quelli in Trattamento Sanitario Obbligatorio e le consulenze agli altri reparti, lavorano in tutti gli altri servizi territoriali.

I servizi territoriali includono i Centri di Salute Mentale (CSM) dove vengono coordinati gli interventi di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale, tramite un programma terapeutico individualizzato e dove vengono effettuate attività psichiatriche ambulatoriali, di consulenza e di emergenza/urgenza. Tali Centri avevano anche sedi dislocate in vari Comuni del territorio (Pergola, Fossombrone, Mondolfo e Vallefoglia). Oltre a questi ci sono i centri diurni preposti ad attività riabilitative, nei quali i pazienti sperimentano abilità nell'attività quotidiana e nelle relazioni interpersonali, e le strutture riabilitative residenziali extra-ospedaliere, nelle quali lo psichiatra verifica periodicamente l'attuazione del programma personalizzato. Infine ci sono le visite e le consulenze nelle carceri di Pesaro e Fossombrone e le collaborazioni con i centri gestiti da associazioni e cooperative come CeIS, Alpha e T41.

Mi auguro, quindi, che l'ASUR assegni tutti i medici disponibili, in particolare quelli che hanno già superato il concorso, a questo servizio, fondamentale per tantissimi cittadini fragili e le loro famiglie, le quali, senza servizio pubblico, saranno sempre più costrette a seguire i propri cari in casa, a loro spese e con il loro lavoro di cura. Si tratta di un impegno che la Regione aveva già preso a luglio in risposta ad un'interrogazione, sottoscritta anche da Micaela Vitri e dal Gruppo PD, ma che da quanto riferito da famiglie e operatori, ancora non si è concretizzato".

Andrea Biancani - Vicepresidente Consiglio Regionale Marche