Strutture socio-sanitarie e sociali, preoccupano i nuovi requisiti. Biancani: “Entro il 30 settembre le strutture per senza tetto, disabili, anziani e altre persone fragili devono adeguarsi ai nuovi requisiti."

06.03.2023


"Senza una proroga e un tavolo di confronto alcune rischiano la chiusura o di dover ridurre i servizi offerti."

Nel 2016 la Regione ha uniformato le procedure di autorizzazione delle strutture e dei servizi sanitari, socio-sanitari e sociali e nel 2020 sono stati definiti i requisiti generali e specifici di tipo strutturale e organizzativo, a cui entro il 30 settembre 2023 sia quelle pubbliche che quelle gestite da realtà sociali convenzionate, dovranno adeguarsi.

Solo a Pesaro sono molte le realtà che si dovranno adeguare per poter continuare a fornire i servizi, come ad esempio: il centro di accoglienza per senza fissa dimora "Casa Tabanelli" gestita da Caritas, strutture per disabili e fragili di vario tipo come "Casa Marcellina" del CEIS, "Casa Leonardo" dell'AIAS, "Villa Vittoria" e il centro di Viale Trieste, i centri "Il Gabbiano", "Il Mosaico", "Il Pegaso", il centro della T41A, e "Casa Giona" gestito dalla Labirinto.

Di fronte al rischio che alcune di queste strutture per senza tetto, disabili, anziani, e altre persone fragili, non riescano ad adeguarsi entro ottobre 2023 e debbano chiudere o ridurre la capacità di accoglienza, diminuendo così i servizi per i più fragili, il Vicepresidente del Consiglio regionale Andrea Biancani ha presentato un'interrogazione alla Regione, sottoscritta anche da Micaela Vitri e dal gruppo PD, per chiedere di valutare una proroga della scadenza e una revisione dei nuovi parametri attraverso l'apertura di un tavolo di confronto con le realtà direttamente interessate.

"Purtroppo – spiega Biancani – il precedente governo regionale è stato costretto a definire tali requisiti nel 2020, in piena pandemia, e quindi senza la possibilità di un adeguato confronto con le realtà direttamente interessate. Oggi, dopo il covid, il quadro dei servizi sanitari e sociali è mutato ed è in continua evoluzione. Per questo serve un tavolo di confronto che faccia chiarezza su alcuni requisiti richiesti e ridefinisca, se necessario, alcuni criteri tenendo conto della specificità delle diverse strutture, della loro diversa natura, dei servizi effettivamente offerti e della tipologia di persone ospitate. Sarebbe quindi opportuno rinviare la scadenza degli adeguamenti per consentire tale confronto e un aggiornamento dei requisiti.

A farne le spese potrebbero essere le persone più fragili che utilizzano i servizi, in quanto i nuovi paramenti spesso richiedono adeguamenti sia dal punto di vista sismico sia degli impianti di riscaldamento e raffrescamento, il cui costo rischia di ricadere sugli utenti e le loro famiglie.

Oltre ai cambiamenti più strutturali si richiedono anche modifiche organizzative e gestionali.

Ad esempio per le Comunità di Pronta Accoglienza, come casa Tabanelli, si prevedono al massimo tre posti letto per camera, che può voler dire dover sottoutilizzare le stanze e lasciare fuori delle persone pur avendo spazio. Si prevede inoltre l'obbligo di operatori specializzati al posto della rete dei volontari, e che ce ne siano almeno 1 ogni 10 utenti, fattori che aumenterebbero i costi di gestione.

Per i centri diurni e residenziali per disabili e altri fragili sta creando problemi, ad esempio, l'obbligo di una stanza per il medico, che comporta una riduzione degli spazi e dei posti per gli utenti, per una figura, quella del medico, che in tali centri non è prevista e che se ci fosse aumenterebbe notevolmente i costi di gestione. A livello organizzativo si richiede un maggior impiego di personale qualificato e per numeri ridotti di utenti, che vuol dire dover aumentare gli operatori e quindi i costi, o ridurre i posti per contenere le spese, riducendo la capacità dei centri di dare risposte ai cittadini e alle loro famiglie. Ci sono anche nuovi obblighi legati alla sicurezza, con realtà che dovranno formare decine di operatori all'uso del defibrillatore con costi a loro carico.

I problemi che ogni realtà sta incontrando sono numerosi e specifici. Alcuni dei requisiti previsti dalla nuova normativa, infatti, non tengono conto di come funzionino realmente i servizi offerti in questi centri. L'impostazione parte da una serie di criteri tipici delle strutture sanitarie che stanno mettendo in difficoltà quelle sociali e socio-sanitarie che non partono dal modello di clinica ma di piccola comunità.

Se non rivediamo alcuni criteri e non diamo delle deroghe rischiamo di mettere in crisi il modello marchigiano fatto di piccole realtà dove le persone possono avere autentiche relazioni interpersonali con gli altri utenti e con gli operatori.

Si tratta di un problema che sono sicuro vedrà uniti tutti gli schieramenti politici. Al centro delle nostre scelte ci devono essere i bisogni dei più fragili, cercando di salvaguardare le peculiarità delle strutture socio-sanitarie e sociali e le esperienze delle nostre realtà locali.

Mi auguro che la Regione accolga la richiesta di rinviare la scadenza del 30 settembre e la necessità di avviare un tavolo di confronto strutturato con le realtà del territorio per non rischiare di vedere a settembre riduzioni dei servizi, aumento dei costi per le famiglie o addirittura la chiusura dei centri.

Andrea Biancani – Vicepresidente Consiglio Regionale Marche